lunedì 22 febbraio 2010

Immigrati? No, siamo romani de Roma. Due mostre raccontano chi sono i “nuovi” italiani

Scatti e integrazione: in questi giorni nella capitale due mostre fotografiche raccontano per immagini chi sono i “nuovi” cittadini del nostro paese, come vivono, quali famiglie hanno. Parlando della quotidianità dell'immigrazione, diventato ormai un fenomeno strutturale e non più un'emergenza continua. Fino al 2 marzo, presso Palazzo Valentini (via IV Novembre 199/A) sarà allestita la mostra fotografica “Famiglie italiane”, che raccoglie una serie di reportage fotografici di Enrico Bartolucci incentrati sulla vita quotidiana di 5 famiglie di origine differente, tra cui una italiana, scelte tra le più numerose comunità immigrate nell'entroterra romano: Bangladesh, Romania, Filippine, ex Jugoslavia. L'autore degli scatti, romano, oggi vive e lavora a Parigi. Promossa dall'Assessorato alle politiche culturali della Provincia di Roma, l'iniziativa è stata curata dall’associazione Antigone onlus; sarà possibile visitare l'esposizione – allestita nella sala Egon Von Furstenberg - dal lunedì al venerdì (ore 10-19) e il sabato dalle 10 alle 13. “Le migrazioni – ha spiegato l' assessore D' Elia – da anni conducono in Italia nuclei famigliari che costruiscono qui la loro vita. Gli abitanti delle nostre città ormai provengono da tutto il mondo. Sono proprio questi i cittadini che la mostra racconta da vicino”. “Volti italiani – uguali diversi” è il filo rosso della mostra fotografica di Giorgio De Camillis che sarà inaugurata il 22 febbraio alle ore 17.30 presso la Casa della memoria e della storia (via San Francesco di Sales 5), in collaborazione con la facoltà di Scienze della comunicazione dell’Università La Sapienza e l’Auser - Associazione per l’autogestione dei servizi e la solidarietà: circa 50 fotografie in bianco e nero e a colori per raccontare il nuovo significato del termine “italiani”. Dopo la prima tappa dell'esposizione a Treviso, nel cuore del Nord Est, l'esposizione – a ingresso libero - approda nella capitale, dove sarà visitabile da lunedì a sabato (ore 9-19) fino al prossimo 31 marzo. Cinque le sezioni dell'itinerario espositivo, da “italiani si diventa” a “italiani si lavora” (dai “vucumprà” alle catene di montaggio, dalle cattedre scolastiche e universitarie alle poltrone dirigenziali), fino a “italiani per un giorno”, che illustra il mondo del turismo internazionale nelle nostre città. “Un percorso sul tema complesso e attuale dei cambiamenti radicali indotti dall’arrivo di nuovi popoli in Italia e dunque sulla nascita di un paese nuovo, dinamico, multirazziale”, spiega la Casa della Memoria, che precisa come l'idea di fondo dell'iniziativa sia la possibilità che “si possano sviluppare a pieno le straordinarie potenzialità di una futura società multietnica solo con l’impegno a conoscere, apprezzare e rispettare, l'identità altrui. Non l'integrazione dunque, intesa come assimilazione e quindi come perdita della propria identità, bensì interscambio culturale”. Non solo identità accostate, dunque, “ma una nuova generazione di persone con tradizioni culturali, religiose e psicologiche differenti che trasformano la nostra realtà di ogni giorno. Una nuova realtà, complessa e piena di contraddizioni, ma più stimolante e creativa, e che tutti, più o meno consapevolmente, abbiamo già iniziato a vivere”. In cantiere successive tappe della mostra a Milano, Napoli e Palermo; inoltre l’Ambasciata italiana in Sudafrica si è dimostrata disponibile ad accogliere l'esposizione nel periodo dei Campionati del mondo, ritenendola “un’occasione unica per diffondere il messaggio di fratellanza”.

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