venerdì 4 dicembre 2009

L'India apre: impegno per -24% di emissioni già a Copenhagen?

L'Africa si presenterà con una strategia unitaria LIVORNO. L'Africa si presenterà a Copenhagen con una propria strategia unitaria per combattere il global warming elaborata in diversi incontri tra i Capi di stato e di governo, ma l'inquietudine per un esito già scritto che non tenga conto delle terribili conseguenze che i cambiamenti climatici hanno già sul continente africano è sempre più forte e se ne è fatto interprete il ministro dell'ambiente del Senegal, Djibo Leyti Kâ, che ha detto che «L'Africa non è pronta a firmare un accordo qualsiasi fino a che non terrà conto delle nostre rivendicazioni e le nostre esigenze. L'Africa non è pronta a firmare un accordo a tutti i costi». Anche ai recenti Climate change talks di Barcellona i Paesi africani si erano resi protagonisti di una clamorosa protesta che aveva bloccato i lavori del summit e i Paesi africani chiedono finanziamenti tra i 100 e i 120 miliardi di dollari all'anno per almeno 10 anni per poter far fronte al cambiamento climatico. Per Djibo Leyti Kâ «E' poco, ma sufficiente per avviare alcuni programmi». Secondo il ministro senegalese «A Copenhagen, l'Africa difenderà un dossier che si articola attorno a cinque obiettiovi e cioè: l'attenuazione dei cambiamenti climatici, l'adattamento dei Paesi africani ai cambiamenti climatici, il trasferimento di tecnologie, il rafforzamento delle capacità dei Paesi africani e il finanziamento». Djibo Leyti Kâ ha detto di essere sicuro che «L'Africa marcerà nella stessa trincea per difendere le sue priorità ambientali» e che la posizione comune africana è un di più per il processo negoziale per un futuro regime climatico, «Il Senegal appoggerà questa posizione». Intanto a sorpresa si apre uno spiraglio sul fronte indiano: l'India ha appena respinto sdegnata la bozza "semisegreta" di risoluzione per Copenhagen presentata dalla Danimarca, ma probabilmente è pronta ad una svolta che potrebbe spiazzare molti. Secondo quanto scrive oggi da New Delhi la Reuters l'India starebbe per rendere noti i suoi obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2. I dati che l'agenzia avrebbe ottenuto direttamente dal governo indiano prevedono una riduzione della corbon intensity per punto di Pil del 24% entro il 202 e del 37% entro il 2030 rispetto ai livelli del 2005. I target indiani dovrebbero essere annunciati domani in Parlamento dal ministro indiano per l'ambiente Jairam Ramesh (nella foto) insieme ad un'altri obiettivi. Il governo del partito del Congresso vuole andare a Copenhagen con un salvacondotto politico che gli permetta di mettere il quarto più grande emettitore di gas serra nel mondo sullo stesso piano contrattuale delle altre due potenze mondiali che la precedono nella classifica degli inquinatori, Usa e Cina, e di proporre obiettivi simili a quelli dell'Ue. La scommessa dell'india è quella di riuscire a migliorare di almeno del 20% la sua efficienza energetica entro il 2020 rispetto ai livelli del 2007 i livelli. Riducendo la sua "intensità di carbonio" l'India conta di ridurre anche la dipendenza delle sua crescita economica dai combustibili fossili. La Reuters cita un alto funzionario del governo indiano che ha chiesto di essere menzionato e che ha detto che gli obiettivi finali dell'India potrebbero già essere presentati a Copenhagen e potrebbero a spaziare su una gamma di opzioni invece che su una determinata cifra. E' evidente che il summit climatico di Pechino tra i 4 Paesi emergenti del sud del Pianeta (Brasile,Cina, India e Sudafrica) ha messo in piedi una strategia comune, fatta anche di impegni "volontari" prtobabilmente concordati, che potrebbe riservare altri colpi di scena a Copenhagen e mettere in imbarazzo gli Usa e gli altri Paesi ricchi.

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