martedì 23 giugno 2009

Da un Cpt di Lampedusa il salto nel buio di Tesfaldet

STORIA DI UN INTRUSO Ieri sorrideva. Un ghigno inconsapevole. Era seduto sulla sedia a rotelle, un infermiere lo accompagnava fuori dall' ufficio della Polaria di Ciampino. E sorrideva, Tesfaldet (foto). Perché la sua impresa è andata ben oltre le sue aspettative, ben oltre le speranze di chi intraprende un viaggio della speranza a bordo di una carretta del mare. Dall' Eritrea a Lampedusa, un anno fa, sano e salvo, nel Cpt. Ed è il primo miracolo. Clandestino, Tesfaldet è riuscito a restare in Italia, ed è il secondo miracolo. Il resto è storia di un trentunenne fragile, protetto, come si dice dei «matti», dal cielo. CONTINUA A PAGINA 3 * * * STORIA DI UN INTRUSO Tesfaldet, salto nel buio da Lampedusa alla pista SEGUE DALLA PRIMA (/IP0Il primo mese nel Cpt di Lampedusa, come da prassi. Fuori dal centro di prima accoglienza, di Tesfaldet si perdono le tracce. Solo poche informazioni su quell' uomo piccolo di statura, magro, dallo sguardo un po' allucinato. Un precedente per esibizionismo (pare che ami i gesti eclatanti con cui catturare l' attenzione), un ricovero lungo un mese in un centro di igiene mentale capitolino. Una permanenza romana durata un anno senza fissa dimora, così come capita, facendo base al Collatino, nello stadio occupato da eritrei ed etiopi. La richiesta di aiuto a padre Giovanni La Manna, del centro Astalli, al quale ha chiesto quali procedure seguire per chiedere l' asilo politico. Parla inglese, Tesfaldet. Ma ieri, dopo aver invaso la pista dell' aeroporto di Ciampino con il suo zainetto militare in spalla, non ha dato nessuna spiegazione, non ha voluto rispondere alle domande degli agenti. Sorrideva soltanto. Un ghigno che non aveva motivo di essere. Tesfaldet, intrufolandosi oltre il recinto che protegge il secondo scalo romano, aveva fatto scattare il piano antiterrorismo. Dopo gli allarmi di New York, Glasgow e Londra, il primo pensiero di chi ha visto sul radar quel puntino verde sullo schermo radar è stato di un attentato. Solo dopo aver fatto brillare lo zainetto dell' intruso, con dentro soltanto qualche straccio, gli investigatori si sono accorti di avere a che fare con un innocuo senzatetto, clandestino, in evidente stato confusionale. Uno dei quindicimila eritrei di Roma che per realizzare il loro sogno di libertà hanno pagato duemila dollari a delinquenti scafisti pur di arrivare sulle coste europee. La convenzione di Dublino, poi, vincola i disperati a rimanere nel paese dove sono state prese loro le impronte digitali. Deve essere andata così a Tesfaldet, mente fragile, non certo un terrorista. «Anche perché il terrorismo è completamente estraneo alla nostra cultura e alle nostre abitudini», spiega Mussie Zerai, responsabile dell' agenzia Habeshia. «Purtroppo Tasfaldet non è l' unico con problemi di esaurimento mentale a causa dell' assenza totale di un percorso di integrazione. Ovvio che poi, per l' esasperazione, l' abbandono e la solitudine si finisca con il diventare vagabondi e perdere il senno». L' eritreo di Ciampino è stato ricoverato lunedì notte, subito dopo che gli inquirenti hanno appurato la sua innocuità. Ora è un paziente come gli altri, la legge sulla privacy è uguale per tutti. Elvira Serra Frignani Rinaldo, Serra Elvira

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