venerdì 28 dicembre 2007

Romanina: Rifugiati politici rischio sgombero

IMMIGRAZIONE 16.2409/07/2007 Sull'orlo dello sgombero i 500 africani della Romanina: ultimatum ai rifugiati Rimandato lo sgombero dei rifugiati e titolari di permessi di soggiorno umanitario, eritrei, sudanesi, etiopi e somali, che dal febbraio 2006 risiedono nella vecchia sede dell’università Tor Vergata. ''Da domani occupazione illegale'' ROMA - Romanina: ultimatum ai rifugiati. Rimandato di ventiquattrore lo sgombero dei circa 500 tra rifugiati politici, e titolari di permessi di soggiorno umanitario, eritrei, sudanesi, etiopi e somali, che dal febbraio 2006 risiedono nella vecchia sede dell'università Tor Vergata, a Romanina. Il contratto di locazione tra il Comune di Roma e la proprietà, Enasarco, è scaduto il 30 giugno 2007. Il Gabinetto del sindaco aveva proposto miniappartamenti per le 45 famiglie e gli altrettanti bambini, e un centro d"accoglienza con camere da 4 posti per i single. Ma i rifugiati reclamano il diritto alla casa e rifiutano trasferimenti in centri di accoglienza. "Da domani è occupazione illegale”, dice il vice-capo di Gabinetto del sindaco, Luca Odevaine, mentre la carovana di autobotti dei pompieri e furgoni della polizia si allontana da via Arrigo Cavaglieri 6/8. E adesso la proprietà potrebbe chiedere lo sgombero forzato. Lo stabile era stato occupato nel dicembre del 2005, con il supporto di Action. Dopo un primo sgombero, la trattativa del Comune di Roma con la proprietà, Enasarco (Ente nazionale di assistenza per gli agenti e i rappresentanti di commercio) portò alla firma di un contratto di locazione il 28 febbraio 2006. Il Comune ha pagato l’affitto fino al 30 giugno 2007. Il tempo necessario per trovare le tre strutture che oggi propone ai 360 residenti censiti. Sì, perché almeno un centinaio, arrivati in un secondo momento, non sono stati registrati e quindi rimangono fuori dalla trattativa. Il Comune, come concordato con un comitato di rappresentanti eletti dai residenti dello stabile, propone tre strutture, nel V e VIII municipio. Una per i nuclei familiari in mini appartamenti. E due per i singoli, la maggioranza, in stanze con massimo 4 letti, uso cucina e servizi in comune, sotto gestione di una cooperativa sociale. Ma i rifugiati non ci stanno. “Siamo fuggiti dalla guerra, abbiamo attraversato il deserto e il mare per trovare protezione in Italia e dopo anni di precarietà sapete proporci soltanto un centro d’accoglienza! Vogliamo una casa, vogliamo la nostra autonomia. Chiediamo solo che sia rispettato il diritto d’asilo”, dice uno dei circa cento ragazzi in piedi davanti all’entrata dello stabile. Odevaine replica: “Piena libertà di circolazione senza vincoli di orari e massima disponibilità per una co-gestione della struttura”. Ma dai rifugiati arriva un secco no. A niente serve la proposta di inviare una delegazione di quattro rappresentanti per visitare i centri proposti, di cui è tenuto segreto l’indirizzo e di cui non sono state mostrate che delle fotografie ai rappresentanti del comitato. “Siamo stanchi di essere sbattuti da un centro all’altro - dichiara Abraham, eritreo -. Sono quattro anni che vivo tra strada e centri occupati”. Abraham era all’Hotel Africa, alla stazione dei treni Tiburtina fino allo sgombero dell’agosto 2004. E come lui molti altri. Segno che il problema accoglienza dei rifugiati, nella città capitale dell’emergenza abitativa, continua ad essere rimandato. La palla adesso è lasciata nella metà campo della proprietà. “Da domani – recita il comunicato inviato dal Gabinetto del sindaco ai cittadini di Via Cavaglieri 6/8 e alla Prefettura di Roma -, la permanenza nel palazzo verrà considerata a tutti gli effetti una occupazione abusiva”. Da domani insomma, Enasarco ha carta bianca per richiedere l’intervento delle forze dell’ordine per uno sgombero forzato. (gdg) © Copyright Redattore Sociale

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